domenica 24 febbraio 2008

999

Se fossi stato Bukowski tutto sarebbe stato più facile. Niente sbattimenti, vino, donne e porcherie varie. Ma io sono io e questo è un gran problema. Il 999 è stato un anno astratto. Fine millennio, inizio della fine o fine dell'inizio ed era un gran casino: il liceo, una ragazza che non riuscivo  a scordare più da ormai un anno, un primo libro  troppo scritto a cazzo ma troppo bella la storia di cui parlava  e poi la moto, il calcio e tutto il resto. Se fossi stato Bukowski tutto sarebbe statio più facile sì, ma meno bello. Skizzando nel vento venne nel 999, nell'anno del gran casino, la ragazza ritornò da me nel 999, nell'anno del gran casino, la mia prima volta venne anche allora e fu un gran casino e tutte le cose belle vennero nel 999 per la prima vera volta. Quell'anno agonizzavo alla tastiera di un computer cercando di capire quello che andavo scrivendo riempiendo fogli elettronici a raffica nel caldo torrido dell'estate e con il loop ripetuto fino allo sconforto del canto delle cicale, mentre gocce enormi di sudore mi inzuppavano le sopracciglia. Io scrivevo a torso nudo e non dicevo niente. Ascoltavo. C'era tutta una serie di ricordi, sfumati come fossero materia di sogni. Mi grattavo un chiappa e ascoltavo questi cazzo di sogni. Erano un libro ma io non riuscivo a trovarne il nesso. Mi sembravano ricordi che venivano un po' a fatti loro, non avevano niente di unitario. Ma non potevo fare a meno di stenderli, continuavo a skizzare le mie pagine e skizzavo dentro di loro per scoprire dove stessi andando. Non andavo da nessuna parte, ma forse ci andavo perché stavo scrivendo.