venerdì 12 dicembre 2008

Concentrarsi sullo scrivere

Decretai che nessun editore avrebbe più rivisto il mio nome steso nella copertina sulla sua scrivania. Mi concentrai sullo scrivere. Concentrati, concentrati, mi dicevo. Non guardavo mai al rigo appena scritto ma pensavo al successivo e magici scenari si inseguivano nella mia mente a scuola, a casa mentre guardavo un film o leggevo un libro, al lavoro mentre servivo stupidi commensali ben vestiti che cercavano di mostrarsi al meglio. Dovunque fossi fisicamente, in realtà io ero oltre. Oltre la realtà. Non capivo bene le cose, le lasciavo indietro, non mi curavo mai di imparare dai miei errori. Cercavo di bruciare il più in fretta possibile, come se non avessi tempo, i 21 anni si avvicinavano, dovevo fare prima di Brizzi, ma a ben pensarci io tanto un editore non l'avrei più contattato. Perché? Intuivo che dovevo allontanarmi, cercare altre strade per il momento, dare sfogo alla mia creatività senza occuparmi di ciò che mi sarebbe successo, non mi preoccupavo del futuro, in realtà non lo vedevo. Credevo che sarei morto presto e per questo mi davo fretta nello scrivere al massimo delle mie capacità. Non perdevo un minuto. Scrissi quattro libri in quattro anni. Non bastava, accelerai. Scrissi dieci libri in sette anni. Non bastava neanche questo e così scrissi ventidue raccolte di poesie nel frattempo. Finito. Avevo percorso l'intera carriera della media degli scrittori di successo in soli sette anni. Una volta calcolai che se si fossero stese per terra tutte le cose che avevo scritto, rigo per rigo, sarebbero arrivate alla distanza di circa venti chilometri dal punto di partenza. Cazzo, non ero andato molto lontano, ma potevo continuare, solo che adesso non ne avevo più molta voglia. Forse avevo esaurito tutto quello che avrei dovuto o voluto dire. Mi fermai. In tutto quello che avevo scritto non esisteva coerenza. Sfogliavo le pagine con la bocca spalancata, le lanciavo indietro, prendevo un nuovo testo. Niente. Qualsiasi cosa sembrava scritta da una persona diversa, con diversi interessi, con una diversa storia di vita, con diverse motivazioni. Mi dissi che forse questo era sucesso perché io in realtà non avevo mai avuto motivo di scrivere. Allora perché avevo scritto così tanto? Forse perché leggevo le cazzate che giravano nelle varie epoche del mio periodo letterario e mi mettevo semplicemente in competizione con i vari autori. Pensavo: io posso fare di meglio. E scrivevo. Nient'altro. Beh, questo era un buon motivo per aver scritto. In fondo, pensandoci bene, ogni cosa che avevo fatto, io l'avevo fatta meglio per davvero. Saperlo non mi bastava, ne volevo la conferma matematica. Mi lanciai su internet, lì si trovava la risposta a qualunque domanda. Cominciai a chiedere. Ma le risposte tardarono ad arrivare.  La mia connessione a 56k non era delle più veloci.

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