domenica 28 dicembre 2008

Un sensazionale scrittore di roba pulp.

A rispondermi, prima fra tutte, fu la Palomar Edizioni. Di Bari. Bruciò tutti sul tempo. E forse anche sul resto, dato che non si fece sentire più nessuno. Ma prima di loro a chiamarmi fu una mia amica che non sentivo da almeno sette anni. 'Tu sei pazza' le dissi, non credevo neppure che avese il mio numero. Non la frequentavo già più quando ci fu l'avvento dei telefonini. Mi spiegò che le era arrivato il mio manoscritto. A lei? Cazzo, avevo sbagliato indirizzo. Mi chiese se l'avessi invitato alla Palomar. Le risposi che sì. Mi disse che in quel periodo stava lavorando lì. Forse come segretaria. Mi vennero le lacrime agli occhi. Ricolleghiamo tutto. Io avevo inviato il mio manoscritto alla casa editrice dove lavorava una mia amica che tra l'altro aveva letto otto o nove anni prima un mio testo ed era stata una delle prima persone a dirmi che sarei (certamente) diventato uno scrittore. Era fatta. Adesso, sì, era davvero fatta. Questo era un segno del destino, sicuramente. Il cerchio che si chiude. Io che pubblico il mio testo pulp, divento uno scrittore e la sua profezia che si avvera. Per mano sua stessa, tra l'altro. Mmm. Tutto sembrava come doveva essere. Ma non sapevo che influenza avesse lei sui grandi capi. Magari era fidanzata con il capo redattore ed ecco che una delle leggende letterarie più diffuse si sarebbe concretizzata. Mi disse che lei coi vertici c'entrava poco. Poteva provare a parlarci. Adesso vedeva cosa si poteva fare.  Con il testo nelle sue mani mi sembrò di non avere più nulla da aspettare. Quasi quasi mi riprendevo la mia vendetta su tutti quanti annunciando loro che sarei diventato uno scrittore. Alcuni giorni dopo mi chiamò un ragazzo. Era della Palomar. Avevano letto il testo. Erano rimasti entusiasti. Soprattutto... e attaccò con una serie di elogi sul versante stilistico. L'era delle cavallette. Accesi il computer, valutai il nome del file. L'avevo scritto io. Non c'erano dubbi. Stava parlando con me. Mi annunciò che avrebbero pubblicato il testo. Bene. Bene, bene. Mi spiegò che però le case editrici come io potevo già ben sapere, chiedevano un aiuto all'autore perché investire su un giovane era comunque rischioso. Ma qui si andava a colpo sicuro, eh.  Beh, se si andava a colpo sicuro, questo cazzo di aiuto a chi gli serviva? Sì, sì, vaffanculo, è il mio contributo che volete? E prendetevelo, qui si va a colpo sicuro. Il testo è... e attaccai a rievocare tutte le dolci parole che erano state pronunciate sullo stile con cui era steso il teso. Come avremmo dovuto fare? Dovevo presentarmi da loro. Al più presto. E il contributo? Dovevo portare assegni, il codice del mio conto in banca, lasciare la mia macchina come caparra? O vendermi direttamente il culo per la strada? Ne avremmo riparlato una volta lì. Mi fiondai a Bari giusto il tempo di organizzarmi. Cioè quasi il giorno stesso.  Salii nel bell'appartamento che erano gli uffici della Palomar. Uno scrittore stava appena uscendo con la sua bella copia rilegata in mano. Pareva soddisfatto. Lo salutai sorridente. Non mi cagò. Ehi, coglione, sono uno scrittore anch'io, che cazzo credi? Guardai dentro. Un'enorme libreria sulla parete davanti al banco della segreteria dietro la quale se ne stavano due ragazze affascinate da quel nuovo scrittore che era appena arrivato, si appoggiava alla parete di fronte e finiva nei meandri del corridoio. Lo scrittore che affascinava ero io. Non c'erano dubbi. Puro talento anarchico. Mi ero presentato come mi vestivo tutti i giorni. La mia amica non c'era. Non mi aveva più chiamato da quella telefonata. Qualcosa era andato storto. Forse si era lasciata col caporedattore con cui forse era fidanzata. Feci per chiedere di lei, ma il ragazzo che mi aveva telefonato giorni prima accompagnato da una tipa tutta sorrisi, mi venne incontro, allungando una mano. 'Tu devi essere...' mi strinse la mano calorosamente, tirandomi verso la porta aperta di una stanza. Con la testa voltata nel vano tentativo di trovare quel volto conosciuto, mi lasciai trascinare. Forse lei era cambiata. Magari era una delle due che stavano dietro la scrivania. Certo che era cambiata parecchio, allora. 'Allora...' il ragazzo-redattore attaccò con un discorso preso da dietro dietro su quanto fosse eccezionale lo stile con cui avevo steso il mio testo. Sulla scrivania campeggiava L'era delle cavallette. Era il mio. Non si erano sbagliati. Mi disse quello che potevamo farne. Ad esempio intrecciare i capitoli per confondere le idee ai lettori. Poi la mia sembrava una sceneggiatura di un film. Magari potevamo proporlo ai registi baresi. Io pensai a Piva, quello della Capagira. Glielo dissi. Mi dissero bravo. Naturalmente l'avrebbero presentato ai concorsi, alle riviste, alle librerie, al Papa, al Presidente del Consiglio. Avremmo fatto una pubblicazione internazionale. Internazionale? Non mi sembrava vero. Ecco che cosa succedeva a scrivere qualcosa di genere. Stavolta ci avevo visto giusto. Non come gli altri merdosi testi che non si capiva neanche di che genere fossero. A me non mi mancava saper scrivere. A me mi mancava che non avevo mai scritto una cosa ben delimitata in un genere definito. Dare una definizione precisa a tutto. Ecco. Scrivere qualcosa di definibile. Adesso l'avevo fatto. Ero uno scrittore.  Chissà se avevano trovato il mio errore. Chiesi se ne avessero rilevati. Mi risposero di no ed attaccò a parlare la ragazza. Aveva uno sguardo ipnotico. Non era neanche bella, ma aveva un cazzo di sguardo per davvero strano. Non capii cosa disse ma mi convinsi che dovesse necessariamente essere vero. Qualcosa cominciò a girarmi nella testa. Cercavo di chetare la sua insistenza, ma non v'era modo. Non avevano trovato nessun errore. Cazzo l'avevo trovato io che quando rileggevo i miei testi pensavo a tutt'altre stronzate! Mmm... decisi che avrei indagato e lasciai che continuasse a parlare a raffica, mentre elaboravo la mia domanda trabocchetto. Nel frattempo si era aggiunto un terzo personaggio di mezza età con barba bianca ed occhialini sul naso. Un dottore. Forse avevano l'infermeria ed ora stava senza fare un cazzo ed era venuto a sentire di cosa parlavamo. Chiesi se il protagonista, David McCarry, col suo starsene sempre vestito da spaventapasseri, non fosse fuoriluogo, in un testo pulp. Si guardarono in faccia. Risposero che non era assolutamente fuoriluogo, scuotendo contemporaneamente la testa. Bene.  Allora era tutto a posto. Sì. Decisamente. Se David McCarry non era fuoriluogo, elaborai che dovesse essere tutto a posto.  Se non fosse che i protagonisti del mio testo erano tutti italiani con nomi italiani e David McCarry, sì avevo scritto un libro su di lui, ma non era L'era delle cavallette. Tutto a posto. Non avevano letto il libro. Annuii e pensai al da farsi. Una volta uscito se avessi trovato la mia amica l'avrei spezzata in due anche se non c'entrava niente. Era un buon proposito. Arriviamo al contributo. Lo chiesi. Mi sembrava come vagamente che stessimo perdendo un po' il tempo. Dato che non stavamo parlando di niente. La cifra era la modica somma di 5000 euro. Ce l'hanno tutti. Come i denti, gli occhi, le unghie. A chi mancano 5000 euro da regalare ad una qualunque Palomar? Tossii. A me sì. Mancavano. Tossii ancora. Lo dissi più forte. Si zittirono improvvisamente. Poi buttarono le mani avanti. E ripresero, stavolta a fargli forza c'era anche il dottore. Potevo fare un finanziamento, chiedere un prestito ai parenti oppure magari chiedere del denaro al mio comune che aveva fondi per la cultura inutilizzati e poteva fare un concorso ad personam per farmi ricevere quella cifra. A me già se li doveva fregare il nostro sindaco quei soldi. Ero proprio sfortunato.  Dissi che mi sarei organizzato. Lo promisi. Mi sarei fatto sentire al più presto, appena raccoglievo i soldi. Sì, sì, una pubblicazione internazionale. E chi ce l'aveva al primo colpo? Neanche a Stephen King gli avevano fatto questa proposta sensazionale. Me ne andai contento come lo scrittore che era uscito quando io ero entrato. La mia amica restò integra perché non la trovai. Le due ragazze pensarono guarda quest'ennesimo coglione come si fa inchiappettare dalla donna dallo sguardo ipnotico.  Il fatto è che o sto ancora raccogliendo i soldi oppure non ho più risposto alla Palomar. Che scelgano pure.             

1 commento:

Anonimo ha detto...

bhè piacere. Leggiamoci!