venerdì 19 dicembre 2008

Questione di stile.

Il colpo di coda è quello che ti frega. Quando ormai sei morto e stai cadendo, le ultime energie che hai le sfrutti per lanciare, in extremis, l'ultimo fendente. E spesso è quello fatale per i tuoi nemici. Il mio colpo di coda lo diedi su neteditor, postmortem, pubblicando tutto d'un fiato Skizzando nel vento e Malko, sperando così che qualcuno potesse leggersi quei mallopponi e magari trovarli interessanti. Io non mi sarei mai più dedicato alla cosa e dopo mesi e mesi di silenzio, improvvisamente il mio colpo di coda avrebbe avuto effetto: Mondadori in persona mi avrebbe chiamato personalmente per chiedermi dei due testi che erano apparsi per due soli giorni in internet e che avevano scosso chiunque in quei due giorni li avesse scaricati. Tanto che la notizia era arrivata a lui. Quando due giorni dopo andai a toglierli (giusto il tempo che scomparissero dalla home) e notai che le visite erano state una o due, mi dissi che non c'era dubbio. Quell'uno era stato Arnoldo Mondadori. Il secondo Jack Cat per ridermi alle spalle. Di leggende se ne sentono tante. C'è quella dello scrittore che aveva mandato invano il suo romanzo ad una famosa casa editrce che non l'aveva richiamato per anni e che casualmente capita tra le mani della donna delle pulizie che lo legge e che diventa (ahi ahi) la donna del capo redattore e lei si innamora del romanzo al punto che lo convince a contattarne l'autore. C'è quella di Melissa P. che manda dieci copie del suo romanzo alle più grandi case editrici italiane e una pensa di investire su di lei. C'è quella di Susanna Tamaro che mentre firmava per Baldini & Castoldi fu contattata da Mondadori che aveva saputo che la Baldini si interessava a lei e si era ingelosito dopo che mesi prima aveva scartato Va' dove ti porta il cuore. C'è quella di Moccia il cui libro esplode in rete e viene diffuso per fotocopie finché un editore non gli propone la pubblicazione. C'è quella di Luther Blisset che stessa cosa ma non si sa neppure chi sia in realtà. Il mondo letterario è fatto di leggende. Di casi letterari. E io credevo nel caso. Decisi il da farsi. Nel frattempo passai Malko ad un mio amico che voleva leggere per forza qualcosa di mio e lo lesse la mia ragazza che leggeva tutto ciò che scrivessi. Era un racconto di cinquanta pagine messo insieme ad altri racconti in una raccolta. Faceva cagare peggio del resto. Me ne dimenticai pure che esistesse. Pensai che forse sarei tornato a contattare le case editrici tradizionali. Utilizzai internet per cercarle e visto che c'ero mi scaricai i manuali per 'scrivere meglio'. Così dicevano. Uno era pure di Umberto Eco. Uno scrittore. Dava consigli. Avrei scritto meglio. Dal momento che per tanti anni avevo scritto stronzate a ripetizione senza preoccuparmi di avere un metodo o cose simili e visto che tutti i miei due lettori me lo rinfacciavano, mi misi con tutta la buona volontà a studiare per migliorare il mio stile. Semmai ci fosse stato, non si sapeva mai. Era per quello che nessuno mi seguiva, adesso lo sapevo. Non poteva essere altrimenti. All'inizio a dire il vero pensavo fossero i titoli dei testi. Poi capii che dovevo studiare. Studiai. Tutti i manuali dicevano le stesse stronzate. (Poche parentesi nei testi). Evitare li erori gramaticali. E i punti esclamativi! Cercare di evitare il più possibile di dileguarsi o meglio dilungarsi in frasi troppo lunghe che incasinavano il discorso contribuendo a disorientare il lettore da quello che era stato l'inizio della frase ormai lontano al lontanissimo punto di arrivo che avrebbe raggiunto dopo lunghissime e tediose righe di attesa per giungere al finale della frase. Non ripetersi con ripetizioni o parole ripetute. Le elementari le avevo fatte anch'io, che c'entra? Esssse io percaso mi veniva in mente di riempire i miei testi con parentesi e punti esclamativi ((((Lallalà!!!))))? E se mi girava nella mente che forse avrei potuto usare un errore grammaticale per dargli un altro significato? No, no, no. Qui non si trattava di stile, qui si trattava di annullare quella specie di stile che hai. Anche se non ne hai voglio dire. Qui era peggio della psicologia che ti vuole entrare nel cervello. Qui dovevo scrivere come dicevano loro. Ma loro chi? Gettai i manuali nel cesso (me li ero pure stampati per studiarli meglio) ed aspettai che qualcosa nella mente del mondo letterario si aprisse. Da quel piccolo buchetto sarei passato io. Per ora se bisognava scrivere così, era meglio scrivere la lista della spesa. Almeno potevi decidere se mettere o non mettere i puntoevirgola.            

Nessun commento: