domenica 21 dicembre 2008

Gli scrittori sono coglioni vestiti a festa

Mi sentivo molto motivato. La mia battaglia per venire era a galla si era rivelata molto più dura di quello che pensavo a sedici anni. Io guardavo ancora avanti. Però cominciavo a voltarmi indietro. Iniziavo a pensare che forse avrei dovuto accettare di correggere Skizzando nel vento, che forse avrei dovuto continuare a contattare gli editori e non perdere tutto il mio tempo nelle stupide dispute letterarie sui vari siti che avevo frequentato. E' che la polemica mi eccitava, soprattuto quando partiva da altri. E mi riguardava. Con le case editrici era una cosa a senso unico, non c'era dialogo e quindi possibilità di scontro. Decisi di scrontrarmi anche con loro, fronte contro fronte. Come gli alci. Iniziai contattando tutte le case editrici il cui nome mi dicesse qualcosa direttamente da internet. Contattai Stampa Alternativa, il Foglio, il Filo, Edizioni Creativa, Delos Book e tutte le altre il cui nome mi stesse quantomeno simpatico. O almeno il sito e quello che c'era scritto in home. Tutte si proponevano come la casa editrice diversa, quella che non ti frega e che non vuole spillarti i soldi. Bene. Io soldi non ne avevo. Tutte volevano investire sugli esordienti. Bene. Io ero esordiente. Tutte avevano nuovi metodi di diffusione, non come le grandi case editrici. Bene. Io amavo i nuovi metodi di diffusione. Scrissi a tutte una mail. Nel frattempo andavo su neteditor per vedere che cosa succedeva sul fronte Mejfy. Sempre più messaggi negativi. Mejfy non era un genere. Prima le mie non erano poesie. In conclusione io non scrivevo niente. Mi concentrai sulla mail alle case editrici. Controllavo assiduamente la posta. Certe volte passavo interi pomeriggi saltando da un sito all'altro nella speranza di una singola nuova visita sui miei messaggi e sui miei testi sparsi anche su Athena Millennium e altri siti. Stavo diventando paranoico e la letteratura non mi affascinava più così tanto. Alla fine lasciai perdere tutto. L'amico a cui avevo affidato Malko se ne venne una sera che avevo dimenticato anche di averglielo dato. Scese dalla macchina sorridendo. Mi restituì la raccolta di racconti che avevo stampato per festeggiarne la stesura. Sorrisi anch'io pensando che pensasse che fosse una cagata. - Ho trovato la trama del primo film che girerò - mi disse. Era fissato con il cinema, studiava per inseguire il sogno di diventare regista. - E qual è? - gli chiesi, pensavo non c'entrasse un cazzo con il testo. - Malko - mi rispose. Mi guardai attorno. Era il mio. L'avevo inventato io. Senza dubbi. Gli era piaciuto così tanto che mi chiese di continuare a scriverlo, di tirarlo fuori dalla raccolta e di farne un romanzo intero. Ci pensai su. La mia ragazza, alcuni mesi dopo divenne mia moglie. C'era una cosa che chissà per quale arcano mistero le stava crescendo nella pancia. Aveva letto tutto quello che avevo scritto fino ad allora e nel tutto c'erano grandi opere come Skizzando nel vento, Una di quelle notti, l'Opera e 5. Il testo della vita per uno scrittore come me. Aveva detto di Malko, una volta letto, che era persino meglio di 5. C'ero rimasto di merda. E comunque non me ne ero accorto assolutamente. Chissà per quale ragione decisi di continuare Malko. Lo continuai. Avevo avuto per le mani l'idea geniale e non me ne ero reso neppure conto. Che scrittore di merda. Le case editrici risposero. Mi fermai. Dissi che era il momento buono: contatti editoriali + il testo geniale scritto per metà con il resto già in mente compreso il glorioso finale. Un'accoppiata perfetta. Andai a leggere i loro messaggi. Stampa Alternativa diceva che non accettava nuove proposte. Il Foglio sì. Il Filo sì, ma meglio le poesie. Ragionai. Avevo il Foglio dalla mia parte. Andai a leggere la risposta di Edizioni Creativa. Io avevo scritto "Come posso fare per mandarvi il materiale? Tramite mail, posta ordinaria, piccione viaggiatore?". Loro mi risposero solo "Innanzitutto firmandoti alla fine del messaggio" e sotto c'era la firma di chi me l'aveva inviato. Mi fermai a ragionare. Questa gente era convinta che uno scrittore fosse un coglione vestito a festa. Non risposi mai più a Edizioni Creativa. Tornai sulla Stampa Alternativa. Mi incazzai. Le scrissi una lunga lettera in cui chiedevo che cazzo di casa editrice potesse proporsi come alternativa se non accettava nuove proposte. Le chiesi di cambiare il nome in Senza Alternativa e forse mi risposero ancora più incazzati dicendo che io non ne sapevo niente del mercato e di quanto fosse difficile lanciare un nuovo autore. Bene. Non accettavano la sfida. Avevo creduto molto in loro. Avevo persino acquistato una serie di cazzate da mille lire che si vendevano nelle edicole di Bari, leggendo un sacco di stronzate tipo racconti horror ispirati al Grande Fratello scritti come il cazzo. Mi ero convinto che era con loro che avrei dovuto cominciare. Mi piaceva la linea editoriale. Ma loro avevano un parere diverso. Mi dimenticai della loro esistenza. Le case editrici cercano i lettori, più che gli scrittori. Risposi solo al Foglio e al Filo. Per non perdere tempo e fiducia, cercai altre otto case editrici random e inviai nove copie nove di Malko completo a tutte loro. Al Filo ci mandai due poesie tramite internet. Chiedevano 30 euro per tre copie di un'antologia contenente anche la mia 'poesia' che avrebbe dovuto girare per i convegni letterari tra scrittori, editori, eccetera. Spedii le 30 euro, mi arrivarono le 3 copie e mi rilessi solo la mia poesia una cinquantina di volte su ogni copia. La mia prima pubblicazione. Non mi era costata molto. O forse sì? Ne andavo orgoglioso lo stesso. Il Foglio fu l'unica casa editrice a rispondermi. Tre giorni dopo. Neanche il tempo che Malko fosse arrivato a destinazione. Mi mandarono un fascicolo pieno di promozioni per i testi che avevano già pubblicato. Insieme c'era una lettera che elogiava il mio Malko. "Soprattutto lo stile, sciolto e deciso" e roba del genere. Del contenuto non parlava mai. Il Foglio voleva che acquistassi non so quante copie a metà prezzo. A metà prezzo, mi dissi, è un buon affare. Ma che me ne facevo di tipo 100 copie? Gli amici che l'avrebbero anche acquistato erano appena dieci. Mmm. Forse solo nove mi davano i soldi.   Tornai su internet, decisi che fosse il momento di investire. Andai a visitarmi il sito del Foglio. Se valeva la pena la cosa si poteva fare. Glielo scrissi per e-mail. Visitai il sito. Dei giovani autori non c'era traccia. In tutto c'erano solo Giordano Lupi e altri due o tre. Giordano Lupi era quello con cui avevo il contatto, chi gestiva la casa editrice da quanto avevo capito. Chiesi delucidazioni. Mi risposero scrivendo che loro vendevano solo on line tramite quel sito e che dei giovani autori sì e no si riuscivano a vendere cento copie di un testo. Quello era considerato un vero successo. Feci due conti. 100 per 10 euro di copertina più o meno veniva mille. Mettiamo che a me fosse il 50 per cento io prendevo cinquecento euro. Bene. Avrei dovuto stendere più o meno due libri al mese per campare. Era un buon inizio. La visibilità era comunque zero. Ci pensai. Mi resi conto che forse non avremmo fatto altro tutti quanti che aiutare Giordano Lupi a sfondare con i nostri investimenti. Era un buon piano. Non risposi più al Foglio. Nove cazzo di copie del mio testo più spese di spedizione mi erano costate circa cento euro. Non ne avevo cavato un ragno dal buco. Otto case editrici non mi avevano cagato neanche di striscio. Poco tempo dopo trovai un messaggio del Foglio sulla mia posta elettronica. Pensai immediatamente che fosse un soleccito per la risposta se procedere o meno con la pubblicazione. Anzi no, pensai. E' senz'altro la lettera in cui scrivono che ci hanno ripensato, che Malko è troppo bello e me lo pubblicano senza che io acquisti le loro copie. Anzi no, pensai. Me le regalano persino le copie, per fare promozione, si regalano sempre copie del testo all'autore nei romanzi di Stephen King. Aprii la mail. Era un messaggio pubblicitario di un testo di Giordano Lupi che era andato a Cuba e gli avevano fatto un'intervista o forse l'intervista l'aveva fatta lui a qualcuno di imprecisato. Il testo si poteva acquistare sul sito del Foglio. Chiaro? C'era anche una mail delle Edizioni Creativa.  Ecco, si erano incuriositi e adesso mi chiedevano quale fosse quel famoso testo che avrei voluto inviare loro. Dovevano aver saputo che altre case editrici ci avevano messo le mani sopra, che non avevano più l'esclusiva. Magari una notizia trapelata dalla Delos che non mi aveva più risposto. No. Mi chiedevano se volessi acquistare libri. Mi sembravano i rappresentanti delle enciclopedie di quando facevo le scuole elementari. Con questi non si potevano fare gli affari. No proprio.   Però avevo le mie tre copie dell'antologia dei poeti del Filo. Andai a rileggermi un'altra cinquantina di volte ciascuna la mia fantastica poesia aspettando che la leggessero gli editori veri. Quelli dei convegni. Quelli quali? Quelli lì, insomma.   

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