martedì 30 dicembre 2008

Ultimatum all'editoria italiana.

Adesso ero pronto. Il talento si crea. Decisi di creare il talento. Il talento era il caso. Convergere gli interessi sulla roba che scrivevo. Creare il caso. Usare la fantasia. Senza patetismi del cazzo, senza pensare che nulla fosse dovuto, conquistare un lettore alla volta e fare in modo che si affezionasse agli scritti perché un lettore non è altro che una persona che si affeziona ai tuoi scritti. Anche perché gli piacciono. E' chiaro. Sennò che legge, le stronzate? Io ero affezionato ai miei scritti. Anche se non mi piacevano. Dovevo trovare il modo di farmeli piacere. E di farci affezionare gli altri.  Cominciai come al solito dalle case editrici. Mandai email a raffica, avevo deciso di non investire più un solo soldo per la causa. L'email era una, uguale per tutte, esattamente come facevano loro quando rispondevano agli scrittori. Tutte le case editrici erano importanti. Nessuna era essenziale. Esattamente come loro consideravano gli scrittori. Bruciata una casa editrice, ne avrei cercata un'altra. Avevo dieci scritti pubblicabili. Una volta finito il giro delle case editrici con uno potevo iniziare con un altro. Nel frattempo magari se mi andava avrei steso qualcos'altro. Le mie risorse erano infinite. Come le vie del Signore. Come ultima riserva verso gli ottant'anni avrei potuto investire i risparmi di una vita per pubblicare un libro solo, a scelta, di tutti quelli che nel frattempo avevo scritto. Avevo anche quest'ultima possibilità. Se non morivo prima. Se morivo qualcuno avrebbe tentato di pubblicare la mia roba. Molti sapevano che avevo scritto. A qualcuno qualcosa piaceva. In omaggio alla mia morte avrebbe tentato di diffondere il verbo. In ogni caso ce l'avrei fatta. Di questo ero sicuro come il fatto che ero in grado di respirare. La prima email che fece il giro delle case editrici era esplicativa: breve presentazione autore, breve presentazione opera, dati anagrafici. La seconda email indicava i vantaggi di una eventuale pubblicazione di Skizzando nel vento: masse di quattordicenni che si strappavano i capelli, film campione di incassi all'esordio cinematografico e insomma soldi a palate. La terza email fu simpatica: 'so che non mi risponderete neppure ma tanto ho una pazienza infiniiiiiiiiiiiiiiiiiita'. La quarta direttamente offensiva: 'vi ostinate a pubblicare le stronzate e cazzo non volete prendere in considerazione questo capolavoro?'. Cercavo di spronarli. Ma non era per loro.  Capii che il metodo delle email andava messo da parte. Nessuna casa editrice rispose a nessuna delle email. Potevi chiederglielo semplicemente, cercare di convincerli, chiederlo con buon umore, offenderli. Il meccanismo continuava a girare senza scomporsi. Ticchettai con le dita sulla tastiera, guardai altrove. Bisognava cercare un'altra strada. Decisi di fermarmi per l'ultima volta a pensare. Poi non avrei più pensato a quello che facevo e si entrava nella fase non-me-ne-frega-più-un-cazzo-adesso-vi-intaso-posta-internet-e-buco-del-culo-e-vediamo-se-per-non-sentirmi-più-cominciate-a-darmi-retta-per-davvero. Stavo per dare di matto. O (dio preservamene) forse avevo già dato.

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